EXIT (2018)

Cirko Vertigo

La Scuola di Cirko Vertigo riconferma la propria vocazione ad essere
“hub” creativo e formativo, preparando le giovani promesse del circo contemporaneo non solo all’esibizione scenica, ma a diventare individualmente artefici di un processo creativo ed esprimere al meglio il proprio talento.
È questo il senso più vero di “Exit”: un mosaico dove le tessere sono i “numeri” e le creazioni realizzate dai 14 interpreti dell’ultimo anno.
A ognuno di loro è stato chiesto di pensare e sviluppare un percorso acrobatico e artistico a partire da una propria passione, lettura o esperienza personale.

PRIMO TEMPO
(durata 50’)

LEGAMENTI (12’)
Corda, palo cinese e acrobalance
di Noémie Olphand, 20 anni Francia e Justine Delolme, 27 anni Francia

Dov’è il legame che collega ogni cosa? E quando non c’è legame, dove si trova il senso? Due artiste, due linee: una morbida l’altra rigida, il palo e la corda. Due traiettorie che si portano a forza di braccia, avanti e indietro, tra il senso e l’assurdo, mentre si compone il puzzle della loro storia.
Una ricerca di senso attraverso il movimento e tre discipline circensi: il mano a mano, la corda e il palo cinese.

ISORROPIA (8’)

Corda molle e clownerie

di Michail Athinaios, 25 anni Grecia

Una performance che combina commedia e tragedia in una visione satirica del mondo capitalista. Una figura che cammina sul filo dello sconosciuto e inaspettato, un’Odissea moderna che immerge il pubblico nel mondo surrealistico del personaggio.

CAMMINARE NEL VUOTO (7’)

Tessuto aereo

di Vicente Andrés Quiroz Briceno, 24 anni Cile

Un costante moto verso quello che si desidera. Una gamma di sentimenti che si irradiano dal corpo del performer attraverso il palco, verso lo spettatore.

VORREI LA PELLE NERA (7’)

Cerchio aereo

di Elisa Grani, 26 anni Italia

L’immaginario sognante e scatenato di un’epoca mai vissuta, rievocato dalla passione per la musica che ha emozionato generazioni di giovani: bianchi e neri! Un personaggio sopra le righe si sente scomodo nei suoi panni e nel suo tempo. Cosi con un balzo nel passato, attraversando i generi musicali il cui supporto è il caro e vecchio vinile, scopriamo uno scenario vivace tra espressività, qualche passo danzante ed un cerchio aereo…insolito!

MAREH (7’)

Trapèze-danse
di Manuela Ramirez Montoya, 21 anni Colombia

Mareh indica l’unione del fiume col mare. E’ come quando, dopo l’arrivo degli europei, il continente americano si sconvolge in un grande processo di “mestizaje” ovvero di una con-fusione multiculturale tra europei, indigeni, e neri. Cosi ha origine una nuova cultura caraibica, dove si creano danze e suoni intrisi di cadenza nera e colori indigeni, mentre la “gonna flamenca” con il suo magnifico movimento diviene parte del folklore locale Colombiano. 
Questa è la storia di una gonna volante, di tuffi culturali e musica di regioni lontane, nella terra di tutti i colori.

La METÀ SBAGLIATA (6’)
Scala di equilibrio e sospesa
di Beatrice Farfalli, 23 anni Italia

La performer racconta la lotta contro sé stessa, contro il proprio corpo. E’un conflitto che si presenta in diverse forme, a seconda delle mille circostanze. Si affievolisce o impazzisce come un uragano. E sempre presente e anche se a volte ha voce lieve, comunque pesa.

INTERVALLO
(durata 15’)

SECONDO TEMPO
(durata 55’)

IL FIORE (4’)
Palo cinese
di Federica Tempera, 20 anni Italia

Cosa possiamo imparare da un fiore tra l’asfalto?
La bellezza, la forza nel cercare di sopravvivere e combattere in un mondo ostile. Non siamo un pò fiori anche noi, dopotutto? Siamo davvero cosi diversi? Cresciamo, lottiamo, sopravviviamo cercando spazio, come un fiore, tra le crepe del mondo. Il movimento, la danza e le evoluzioni sul palo di cinese raccontano la ricerca di oltrepassare le difficoltà.

RESILIENCIA (8’)
Tessuto aereo
di Nicol von Marées Carvallo, 24 anni Cile

La lotta interna contro il fallimento. Provare e riprovare per raggiungere un obiettivo, e allo stesso tempo cercare di conoscere sé stessi e il proprio personale modo di arrivarci, trovando in questa ricerca, la propria libertà ed equilibrio.

L’UOMO CHE PESCAVA LE FOGLIE (9’)
corda aerea
di Maria Celeste Funghi, 25 anni Italia


L’incontro di due solitudini che spendono del tempo a pescare le foglie. C’è qualcosa di infantile in questo gesto, sembra un gioco, ma la prima foglia pescata è una gioia indescrivibile. Perché tutto questo? Perché pescare le foglie? Per raccogliere la loro caduta. Per accorgersi che le foglie cadono, così come il tempo che passa. Per imparare a vivere il momento, la sua essenza, trovando qualcosa in cui credere, imparando ad amare.
Questo numero ha il desiderio di rievocare emozioni e suggestioni nate dalla lettura del brano tratto dal libro “Non so niente di te” di Paola Mastrocola.

LETTERA AL VENTO (7’)

Palo cinese
di Marco Tulio Solis Fallas, 24 anni Costa Rica

Caro vento, ti ho sempre ammirato, le tue capacità e virtù uniche. Una notte ho sognato di essere il vento. Nel sonno ero un corpo d’aria e volteggiavo nello spazio. Al centro un un palo, vessillo dell’irrazionale contaminazione umana. Il palo sfida il corpo in una battaglia senza eguali, con una sola cosa da vincere. Un cambiamento nella coscienza collettiva.

JEUX DE ROUE (7’)

Roue cyr

di Federico Ceragioli, 21 anni Italia

Un gioco, in cui il performer sperimenta gesti impercettibili, ineffabili, rarefatti. Nell’ incontro con la ruota il movimento si amplia, oscilla, si espande e gradualmente la pulsazionie del corpo si fonde a quella dell’attrezzo.

DER GETEILTE HIMMEL – IL CIELO DIVISO (14’30”)
Cinghie, trapèze-danse, passo a due
di Valentina Padellini, 23 anni Italia e Mattia Rossi Ruggeri, 27 anni Italia

Un muro. Un pezzo di cemento che ha cambiato il destino di un popolo. Il muro. Un muro si può avere fuori, si può avere in mezzo, oppure si può avere dentro, quando diventa una barriera che si frappone tra individui già separati. 
La storia di due amanti divisi sulla stessa linea che divide le due Germanie. Un amore che non riesce a superare le barriere, non solo fisiche, ma ideologiche. 
«Il cielo almeno non possono dividerlo.» «Si invece. Il cielo è sempre il primo ad essere diviso.» La volta celeste diventa la rappresentazione di noi stessi, frammentati anche senza la comparsa di muri.

Credits
creazioni degli artisti della Scuola di Cirko Vertigo | accompagnamento alla ricerca artistica Caterina Mochi Sismondi, Paolo Stratta, Luisella Tamietto | assistenti alla creazione Alessandra Simone e Jonnathan Rodriguez | direzione tecniche circensi Arian Miluka con Silvia Francioni, Guillermo Hunter, Rio Ballerani, Elisa Mutto