Prendono vita i personaggi attraverso un tempo preciso, creano un ritmo, si interrompono, presentano frammenti della loro personalità, danzano le loro storie scandite al battere del silenzio. Corpi che risuonano, andando a comporre una partitura musicale originale, creata in scena, “ogni cosa ha uno spirito e quello spirito può essere liberato trasformando qualsiasi cosa in vibrazione” 4’33” è il titolo dell’opera più conosciuta di Cage, che ha portato ad una riflessione sul lavoro di composizione di blucinQue tradotto nel titolo We273”, come punto di partenza per questa creazione.
Uno spunto. Forse un omaggio. Sicuramente un’idea di studio per questo lavoro che parte dalle prime presentazioni con il titolo Time. Il suono e la sua relazione con lo spazio, con la voce, con il corpo. L’attrezzo circense come strumento musicale, che vibra e risuona.
Il ritmo che scaturisce dallo spazio e dalle parole, e da un corpo sempre in disequilibrio, un corpo sonoro, poetico, che si muove nel tentativo di accordarsi per creare percorsi, forse sogni.
Noi e il silenzio, noi e la relazione col suono e l’ambiente circostante. Una sorta di perdita di coscienza momentanea e di indagine sullo spiazzamento e la relazione. Tutto è silenzio, un silenzio che si muove e risuona e porta alla composizione musicale e alla scoperta sulla scena. Prendono vita i personaggi attraverso un tempo scandito, preciso, creano un ritmo, si interrompono, presentano frammenti della loro personalità, danzano le loro storie scandite al battere del silenzio.
Roue cyr e filo teso, un violoncello e il suono del cuore… dialogano di fronte all’ascoltatore, creando un climax emozionale, un quadro caratterizzato da linearità e pulizia. Poi le stesse immagini vengono scomposte, nel tentativo dei personaggi di liberarsi e ritrovare respiro e un nuovo battito d’ali e di musica.