Exit

Exit

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Cirko Vertigo
10 Marzo 2018
21:00[:fr]21:00

Cartellone Scena Ovest
Teatro Le Serre
Via Tiziano Lanza, 31
Grugliasco (TO)
info biglietteria

La Scuola di Cirko Vertigo riconferma la propria vocazione ad essere
“hub” creativo e formativo, preparando le giovani promesse del circo contemporaneo non solo all’esibizione scenica, ma a diventare individualmente artefici di un processo creativo ed esprimere al meglio il proprio talento.
È questo il senso più vero di “Exit”: un mosaico dove le tessere sono i “numeri” e le creazioni realizzate dai 14 interpreti dell’ultimo anno.
A ognuno di loro è stato chiesto di pensare e sviluppare un percorso acrobatico e artistico a partire da una propria passione, lettura o esperienza personale.

 

PRIMO TEMPO
(durata 50’)

LEGAMENTI (12’)
Corda, palo cinese e acrobalance
di Noémie Olphand, 20 anni Francia e Justine Delolme, 27 anni Francia

Dov’è il legame che collega ogni cosa? E quando non c’è legame, dove si trova il senso? Due artiste, due linee: una morbida l’altra rigida, il palo e la corda. Due traiettorie che si portano a forza di braccia, avanti e indietro, tra il senso e l’assurdo, mentre si compone il puzzle della loro storia.
Una ricerca di senso attraverso il movimento e tre discipline circensi: il mano a mano, la corda e il palo cinese.

ISORROPIA (8’)

Corda molle e clownerie

di Michail Athinaios, 25 anni Grecia

Una performance che combina commedia e tragedia in una visione satirica del mondo capitalista. Una figura che cammina sul filo dello sconosciuto e inaspettato, un’Odissea moderna che immerge il pubblico nel mondo surrealistico del personaggio.

CAMMINARE NEL VUOTO (7’)

Tessuto aereo

di Vicente Andrés Quiroz Briceno, 24 anni Cile

Un costante moto verso quello che si desidera. Una gamma di sentimenti che si irradiano dal corpo del performer attraverso il palco, verso lo spettatore.

VORREI LA PELLE NERA (7’)

Cerchio aereo

di Elisa Grani, 26 anni Italia

L’immaginario sognante e scatenato di un’epoca mai vissuta, rievocato dalla passione per la musica che ha emozionato generazioni di giovani: bianchi e neri! Un personaggio sopra le righe si sente scomodo nei suoi panni e nel suo tempo. Cosi con un balzo nel passato, attraversando i generi musicali il cui supporto è il caro e vecchio vinile, scopriamo uno scenario vivace tra espressività, qualche passo danzante ed un cerchio aereo…insolito!

MAREH (7’)

Trapèze-danse
di Manuela Ramirez Montoya, 21 anni Colombia

Mareh indica l’unione del fiume col mare. E’ come quando, dopo l’arrivo degli europei, il continente americano si sconvolge in un grande processo di “mestizaje” ovvero di una con-fusione multiculturale tra europei, indigeni, e neri. Cosi ha origine una nuova cultura caraibica, dove si creano danze e suoni intrisi di cadenza nera e colori indigeni, mentre la “gonna flamenca” con il suo magnifico movimento diviene parte del folklore locale Colombiano. 
Questa è la storia di una gonna volante, di tuffi culturali e musica di regioni lontane, nella terra di tutti i colori.

La METÀ SBAGLIATA (6’)
Scala di equilibrio e sospesa
di Beatrice Farfalli, 23 anni Italia

La performer racconta la lotta contro sé stessa, contro il proprio corpo. E’un conflitto che si presenta in diverse forme, a seconda delle mille circostanze. Si affievolisce o impazzisce come un uragano. E sempre presente e anche se a volte ha voce lieve, comunque pesa.

 

INTERVALLO
(durata 15’)

 

SECONDO TEMPO
(durata 55’)

IL FIORE (4’)
Palo cinese
di Federica Tempera, 20 anni Italia

Cosa possiamo imparare da un fiore tra l’asfalto?
La bellezza, la forza nel cercare di sopravvivere e combattere in un mondo ostile. Non siamo un pò fiori anche noi, dopotutto? Siamo davvero cosi diversi? Cresciamo, lottiamo, sopravviviamo cercando spazio, come un fiore, tra le crepe del mondo. Il movimento, la danza e le evoluzioni sul palo di cinese raccontano la ricerca di oltrepassare le difficoltà.

RESILIENCIA (8’)
Tessuto aereo
di Nicol von Marées Carvallo, 24 anni Cile

La lotta interna contro il fallimento. Provare e riprovare per raggiungere un obiettivo, e allo stesso tempo cercare di conoscere sé stessi e il proprio personale modo di arrivarci, trovando in questa ricerca, la propria libertà ed equilibrio.

L’UOMO CHE PESCAVA LE FOGLIE (9’)
corda aerea
di Maria Celeste Funghi, 25 anni Italia


L’incontro di due solitudini che spendono del tempo a pescare le foglie. C’è qualcosa di infantile in questo gesto, sembra un gioco, ma la prima foglia pescata è una gioia indescrivibile. Perché tutto questo? Perché pescare le foglie? Per raccogliere la loro caduta. Per accorgersi che le foglie cadono, così come il tempo che passa. Per imparare a vivere il momento, la sua essenza, trovando qualcosa in cui credere, imparando ad amare.
Questo numero ha il desiderio di rievocare emozioni e suggestioni nate dalla lettura del brano tratto dal libro “Non so niente di te” di Paola Mastrocola.

LETTERA AL VENTO (7’)

Palo cinese
di Marco Tulio Solis Fallas, 24 anni Costa Rica

Caro vento, ti ho sempre ammirato, le tue capacità e virtù uniche. Una notte ho sognato di essere il vento. Nel sonno ero un corpo d’aria e volteggiavo nello spazio. Al centro un un palo, vessillo dell’irrazionale contaminazione umana. Il palo sfida il corpo in una battaglia senza eguali, con una sola cosa da vincere. Un cambiamento nella coscienza collettiva.

JEUX DE ROUE (7’)

Roue cyr

di Federico Ceragioli, 21 anni Italia

Un gioco, in cui il performer sperimenta gesti impercettibili, ineffabili, rarefatti. Nell’ incontro con la ruota il movimento si amplia, oscilla, si espande e gradualmente la pulsazionie del corpo si fonde a quella dell’attrezzo.

DER GETEILTE HIMMEL – IL CIELO DIVISO (14’30”)
Cinghie, trapèze-danse, passo a due
di Valentina Padellini, 23 anni Italia e Mattia Rossi Ruggeri, 27 anni Italia

Un muro. Un pezzo di cemento che ha cambiato il destino di un popolo. Il muro. Un muro si può avere fuori, si può avere in mezzo, oppure si può avere dentro, quando diventa una barriera che si frappone tra individui già separati. 
La storia di due amanti divisi sulla stessa linea che divide le due Germanie. Un amore che non riesce a superare le barriere, non solo fisiche, ma ideologiche. 
«Il cielo almeno non possono dividerlo.» «Si invece. Il cielo è sempre il primo ad essere diviso.» La volta celeste diventa la rappresentazione di noi stessi, frammentati anche senza la comparsa di muri.

Credits

creazioni degli artisti della Scuola di Cirko Vertigo | accompagnamento alla ricerca artistica Caterina Mochi Sismondi, Paolo Stratta, Luisella Tamietto | assistenti alla creazione Alessandra Simone e Jonnathan Rodriguez | direzione tecniche circensi Arian Miluka con Silvia Francioni, Guillermo Hunter, Rio Ballerani, Elisa Mutto
durata 120′

 

Beech – Against intolerance

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Nicoletta Cabassi / Lubbert Das

In questo particolare momento storico mi è molto difficile conciliare la mia persona col mestiere: ovvero l’artista (ed uso questo termine con abbondante pudore) e la libera cittadina. E dunque lo sforzo inane di ogni giorno, e la conseguente sofferenza, è data dal far sì che ogni gesto, ogni atto, anche creativo, sia Etico”.

Così la danzatrice, coreografa e performer Nicoletta Cabassi spiega la genesi di Beech – Against intolerance. Nata da uno scarto di una precedente produzione viene successivamente inglobata nella nuova produzione della Compagnia dal titolo “2968 / BE- EACH against stupidity” ma il progetto come singola pièce viene ancora oggi presentato con o senza parte testuale.

La figura esteticamente ambigua e maculata della “donna dalmata” è metafora di uno stato dell’essere che si traduce in movimento disarticolato temporalmente scostante, e andrà a svestirsi progressivamente di ogni orpello. Partendo da un inizio fortemente contestualizzato culminerà restando solo ed esclusivamente “corpo” che rimanda a se stesso ed alla sua storia. Corpo che, data la particolarità dalmata del body-painting, non è più umano e, anzi, all’umano si ribella.

Un progetto di e con Nicoletta Cabassi / Lubbert Das
Regia Nicoletta Cabassi
Produzione Nicoletta Cabassi / Lubbert Das

Match di improvvisazione teatrale

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Teatrosequenza

Per il sesto anno consecutivo Teatrosequenza propone Match di improvvisazione teatrale, un format presentato in tutto il mondo: uguale nel suo meccanismo di “gara” tra due squadre; uguale per il regolamento e la figura dell’arbitro; uguale per la scenografia che richiama un campo da Hockey e nelle tenute dei giocatori con tanto di numero e nome sulla maglia.

A dispetto di tutta questa uniformità il match riesce ad essere sempre diverso, e riesce a sorprendere anche lo spettatore che ritorna per l’ennesima volta.

Chi sarà quest’anno il migliore a improvvisare?


Produzione Teatrosequenza

Il mio nome è Bohumil

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Jacob Olesen

Sulla scena teatrale sono certo importanti la scenografia, le luci, i costumi, ma ciò che davvero è irrinunciabile è l’essere umano nelle infinite rappresentazioni che riesce ad offrire della propria esistenza.

Il mio nome è Bohumil liberamente tratto da Ho servito il re d’Inghilterra di Bohumil Hrabal vede protagonista sulla scena per, un’ora e mezza, l’attore svedese Jacob Olesen nella sua poliedrica versatilità a impersonare il piccolo cameriere d’albergo Bohumil la cui incredibile vita attraversa con la leggerezza del sogno le terribili vicende della seconda guerra mondiale, l’occupazione di Praga da parte dei nazisti, il propagarsi del razzismo e della violenza.

Uno spettacolo che enfatizza l’impareggiabile capacità attoriale di Olesen: ora mimo, ora protagonista, ora deuteragonista.

Con Jacob Olesen
Un progetto di Jacob Olesen, Giovanna Mori e Francesco di Branco
Regia Giovanna Mori
Produzione Teatri Indipendenti

Resonances

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Woven

Energia allo stato puro, cruda da far bollire il sangue nelle vene. È quella che sprigiona Resonances, processo di creazione di uno spettacolo della compagnia Woven composta dai musicisti e acrobati Ruairí Mooney O’Cumiscáigh, Shane Gilliland e Michelle Sharon Thoburn.

Resonances ha il duplice effetto di confortare chi è turbato e turbare chi si sente sicuro e protetto nella propria comfort zone. Con un métissage di musica dal vivo, danza, acrobazie e tecniche del circo contemporaneo, gli artisti disegnano mondi che hanno la capacità (e il fine ultimo) di scuotere le coscienze degli spettatori e portarli a riconnettersi con ogni forma di vita.

Un progetto di Woven
Regia Woven
Con Ruairí Mooney O’Cumiscáigh, Shane Gilliland e Michelle Sharon Thoburn
Coproduzione Fondazione Cirko Vertigo e Woven

Jass in Italy

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Tedacà

Lo sapevate che il jazz parla italiano, con un accento vagamente siciliano? Lo raccontano due fratelli italo americani che hanno promesso al nonno di far conoscere al mondo la storia di Nick la Rocca e dell’Original Dixieland Jass Band, i primi a incidere un disco jazz nel lontano 1917.

È una storia che parte da lontano, dalle navi cariche di paure, fatiche e speranze, che approdano a metà Ottocento nel porto di New Orleans con il loro carico di italiani. Una lettura scenica in cui la musica, suonata dal vivo, è un aspetto fondamentale che crea atmosfere, dialoga con gli attori e si muove nello spazio-tempo, sottolineando le differenze fra i diversi generi affrontati.
Tastiera e tromba sono abili a passare dalle note sincopate del ragtime, la musica nata nel quartiere a luci rosse di Storyville, al Dixieland, suonata dai Dixie, ovvero il genere dei bianchi dagli Stati Uniti Meridionali, derivato dalle marching band spesso affollate da musicisti italo americani.

Dopo l’esordio a maggio in Narrazioni Jazz 2017, Jass in Italy è stato inserito nel calendario di Jazz per la città di Torino 2017. 


Un progetto di Livio Taddeo
Regia Livio Taddeo
Con Marco Musarella, Mauro Biondillo, Emanuele Francesconi e Vittorio Vicari
Produzione Tedacà

Milonga Anarquista

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Trabateatro

Milonga Anarquista è un bar, una balera, una sala da ballo dove nell’attesa che la serata cominci passano le storie di quegli anni travagliati ed eroici in cui una vita nuova d’idillio e d’amore pareva possibile.

La musica entra ed esce dalla sala, ed è attraverso di lei che tornano vive e presenti quelle donne sorprendenti, rivoluzionarie, pronte a tutto; o le vittime di una storia che non hanno scelto, ma nella quale si sono imbattute. Attraverso la musica lo spazio si popola e racconta.

Un progetto di e con Annapaola Bardeloni
Con Annapaola Bardeloni, Nicola Calcagno e Stefan Gandolfo
Produzione Compagnia Teatrale Indipendente Trabateatro

La storia di Jesse Owens

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Accademia dei Folli

C’è un nero che corre più veloce della Storia.
Ecco perché in pochi lo hanno conosciuto. Questa è la storia di Jc (morto a Tucson, proprio il 31 marzo 1980), un atleta formidabile, scappato dallo schiavismo dei campi di cotone, scappato da un’infanzia di povertà e finito direttamente tra le braccia di Hitler. Questa è la storia della pistola che gli hanno dato in mano per uccidere Hitler, e della sua decisione.

Questa è la storia delle Olimpiadi di Berlino del 1936 e della supremazia della razza. Gianluca Gambino veste i panni di Luz Long, l’atleta tedesco che, durante le Olimpiadi di Berlino del 1936, aiutò Jesse Owens nella gara del salto in lungo e che diventò suo grande amico. Un monologo intenso in prodigioso equilibrio tra epica, dramma, comicità, in un susseguirsi di colpi di scena che lasciano lo spettatore col fiato sospeso.

Un progetto di Cristiano Regab
Regia Carlo Roncaglia
Con Gianluca Gambino e Carlo Roncaglia
Produzione Accademia dei Folli

Arte della Fuga bwv 1080

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Circus Contrapunctum
03 Dicembre 2017
21:00

Nell’ambito di Festival “Back To Bach”
Chapiteau Vertigo
Via Tiziano Lanza, 31
Grugliasco (TO)
info biglietteria

Le sfide che J. S. Bach si autoimpose nella composizione dell’Arte della Fuga rappresentano, per i musicisti, quello che le acrobazie dei circensi rappresentano per qualsiasi osservatore: sfide al limite dell’impossibile, in cui le capacità umane vengono portate al loro estremo e suscitano in chi assiste ammirazione, meraviglia, stupore.

Come per i circensi, l’aumento delle difficoltà è un limite ma non una limitazione: il successo e l’appagamento dell’acrobata stanno proprio nel trasformare la difficoltà in un dono che permette di crescere e raggiungere livelli sempre più complessi.
Così, Bach crea brani affascinanti usando regole di estrema complessità come quelle del canone, la forma più rigida di composizione polifonica, senza trasformare la musica in puro esercizio intellettuale: ascolteremo ritmi di danza, contemplazioni incantate, momenti di tenerezza e di pathos.

Con Ensemble La Chimera (Margherita Pupulin, violino, Kees Boeke, viola da gamba tenore, Sabina Colonna Preti, viola da gamba basso, Maria Alejandra Saturno, viola da gamba basso e violoncello)

E gli artisti di Cirko Vertigo (Elisa Mutto, Rio Ballerani, Camilo Jimenez, Andrea Paola Martinez)

La gran misa patolica

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Leo Bassi

Tra 5 minuti comincia la messa” annuncia il chierichetto alla sala gremita, tra risate e stupore di adepti e fedeli. Da ormai 5 anni ogni domenica alle ore 13 il comico e attore francese Leo Bassi, che ha vissuto un po’ ovunque nel mondo – tra Francia, Medio Oriente, Giappone e Italia, ma anche Spagna e America latina – celebra un’omelia nella Iglesia Patologica da lui fondata a Lavapies, il quartiere radical-alternativo di Madrid. Il tempio ateo dedicato alla papera (da cui il nome, pato appunto in spagnolo) è il baluardo del Paticano, una “vera e propria religione devota alla risata, concepita come la più alta espressione del genere umano”.

La sua Messa spettacolo, irriverente e politicamente scorretta, verrà celebrata nei locali del Café Müller di Fondazione Cirko Vertigo a Torino, sabato 13 gennaio alle ore 21, a pochi giorni dall’inaugurazione della caffetteria del Teatro.

Ma definire la performance di Leo Bassi “irriverente” sarebbe riduttivo. Il culto al Dio Pato, infatti, va ben oltre lo spettacolo di questo eclettico italiano infilato in un ingombrante uniforme circense: divertire fomentando lo spirito critico come alternativa al proselitismo dei rituali cattolici è la base del non-dogma che permea il Patolicismo. Perché una papera gialla galleggiante? Per scongiurare il rischio di cadere nell’idolatria, nel totalitarismo, nella superstizione o nell’intolleranza, i peccati di cui si macchiano le religioni tradizionali. Al contrario, la Iglesia Patolica difende l’ottimismo e lo spirito ludico, rivendicando la burla come atto trascendentale. “Non voglio adepti ma critici” ha dichiarato più volte Leo Bassi spiegando al pubblico che tutto quello che si vede in sala è stato recuperato dalla pattumiera, per farne materia spirituale.

Un progetto di e con Leo Bassi
Regia Leo Bassi
Produzione Leo Bassi